Ho letto “Half earth” di E. O. Wilson un paio di anni fa e l’idea mi era piaciuta. Il progetto consiste nel lasciare metà della pianeta alle altre specie viventi. Wilson alla fine si lasciava andare ad un peana tecno-scientista che rivelava l’inossidabile fede nel progresso, ma alle persone anziane non si può chiedere di rinnegare tutto. Qualche giorno fa è uscito sul portale del Guardian un articolo che è la versione peggiorata dell’idea di Wilson. Lasciamo si libera metà della Terra, ma non tanto per lasciarla alle altre specie ma per coltivarla per noi. Il resto sarebbe area urbanizzata. Com’è bella la città. Nella città, piena di luci e di colori, tutti vogliono andare e quindi lasciamo che ci vadano.
Com’è grande la città, lasciamo che si concentri la popolazione nella città. Rendiamo green e carbon neutral of course. E anche l’agricoltura deve essere carbon neutral e possibilimente ci devono anche essere delle foreste come carbon sink. Sembra una promozione pubblicitaria da EXPO più che un articolo di op-ed di un giornale. Argomenta l’opinionista, le donne urbanizzate, acculturate, liberate dai vincoli della vita rurale si evolvono in signore borghesi dedite ad attività meno vili del far figli e procurarsi il minimo indispensabile per allevarli e la popolazione si stabilizza.
Questo è il programma ovviamente condito di ottimismo tecnologico. Tanti auguri. Una delle tante utopie disponibili.
Nel frattempo la realtà è che la popolazione continua a crescere e nessuno pensa che sia un problema, anzi il problema sembra che sia il declino del tasso di crescita, il tasso di estinzione delle specie viaggia 2 o 3 ordini di grandezza al di sopra della norma, si osserva il declino di intere popolazioni di animali in ogni parte del mondo e non sono vertebrati, ma anche insetti ed altri, le emissioni di carbonio continuano inarrestabili nonostante che sulla carta i cinesi abbiano ridotto il consumo di carbone (oltre che comunicarlo nei consessi internazionali dovrebbero dirlo anche alla natura perché le misure di Mauna Loa non hanno registrato il fatto), i principali cicli bio-geo-chimici sono sconvolti, oltre a quello del carbonio, quello dell’acqua, dell’azoto e del fosforo.
I suoli fertili vengono erosi a colpi di milioni di ettari all’anno, nuovi suoli vengono creati deforestanto allegramente e distruggendo ecosistemi che hanno storie millenarie. E questo eco-benpensante viene a raccontarci la storiella dell’Homo urbanizzatus eco-sostenibile tecno-evoluto. Sono 50 anni che incessantemente vengono partorite ricette perfette per raggiungere la sostenibilità ambientale e sono 50 anni che queste ricette si rivelano favole. Quando cominceremo a guardare in faccia la realtà?
Effettivamente l’ultimo grido dell’ambientalismo sembra essere quella di stipare la popolazione umana in grattacieli sempre piu’ alti in modo da “risparmiare territorio”.
E cosi’ fare spazio per altri uomini, e/o rendere piu’ efficiente la rapina sul territorio circostante alle citta’ (perche’ le citta’ hanno SEMPRE vissuto di questo, di rapina sul territorio circostante, fin dal loro primo apparire nella storia).
L’idea e’ vecchia piu’ del GW, e sembra sul punto di sfondare, diventando una di quelle, gli slogan, che vincono la lotta oscurando tutte le altre. Di solito cio’ accade quando il sistema economico-informativo e la ragnatela diffusa degli interessi scoprono di poterne fare un grasso business. Rivoltare per legge il patrimonio edilizio pur in mancanza di una provvidenziale guerra “potlatch” (per ora), e’ il sogno di quelli che in occidente stanno cercando in tutti i modi di far risalire il tasso di crescita del PIL ai valori “cinesi” di un tempo, quello del “miracolo economico” del, appunto, dopoguerra.
“le emissioni di carbonio continuano inarrestabili”
Sinceramente credo che sarebbe ora da parte nostra di smettere di battere ulteriormente su questo tasto, visto che non solo e’ gia’ da tempo diventato un refrain ossessivo su tutti gli organi di informazione e per tutti i decisori politici e industriali, ma inoltre, dopo che i suddetti signori si sono accorti di poterne fare un ricchissimo business, ha oscurato inglobandolo in se’ qualsiasi altro tema ambientale non altrettanto immediatamente trasformabile in incassi privati, lobbistici e istituzionali (=tasse).
Il riscaldamento globale e’ diventato lo stratagemma-chiave del business, ma e’ sfruttato in modo post-moderno, come un vuoto martellante slogan pubblicitario, per acquisire visibilita’ mediatica ed essere schierati fra i “buoni”, con cui condire tutto e il contrario di tutto, mentre si fanno solo i propri sporchi e ipocriti interessi affaristici e di lobby (vedi l’imminente immenso business della conversione per legge dello spreco energetico in spreco elettrico, possibilmente aumentandolo – vedi tesla).
Due giorni fa ho ascoltato un “tutta la citta ne parla” di radio 3 a tema ambientale: tutti i mali del mondo, migrazioni epocali comprese, vengono attribuiti al “cambiamento climatico” da CO2. Solo a fine trasmissione un ospite ha osato dire due timide parole sul dilagare della popolazione umana come causa e non effetto del cambiamento climatico, ma come voce fuori dal coro e’ stato immediatamente zittito dai conduttori con quello che ormai e’ diventato il pregiudizio generale che tutto spiega e tutto interpreta: il GW, ovviamente generato dal turbocapitalismo neoliberista. Ma il turbocapitalismo neoliberista, da quando ha scoperto le “rottamazioni” (altro slogan senza senso, invadente e onnipresente), e’ da un pezzo che del GW ha fatto il suo core business.
Hai ragione.
Quindi cosa dovrei fare? Smettere di dire che la concentrazione di CO2 continua ad aumentare perché dicendolo faccio il gioco del Grande Vecchio?
Ovviamente no, quello che deve smarcarci dal mainstream non deve ovviamente essere la pura constatazione della realtà bensì il sottolineare come il global warming non sia la ‘causa’ del problema ambientale bensì la ‘conseguenza’ della ricerca di crescita infinita di popolazione e consumi.
Beh questo non ho mai smesso di dirlo
E’ da tempo che combatto contro l’enfasi sul GW , che è diventato lo slogan di moda per , ammucchiare le folle confuse e cooptate dal giornalismo etico/ecologico, che vogliono stare dalla parte del “giusto”: è infatti l’unica bandiera , dopo quella dell’odio contro il capitalismo e sua sorella, per dimostrare a se stessi e alla comunità del social, che siamo ambientalisti e cioè fautori di un cambiamento estremo del nostro comportamento, savlo poi a continuare come prima perchè, si sa , cambiare è difficile e talvolta noioso. Ma nonostante l’evidente logica , nessuno ritiene che ci sia una connessione tra il GW e il numero di bocche che lo emettono …..
Le persone hanno bisogno di una bandiera per combattere. Ridurre tutto al GW, come se non c’entrasse nulla con tutto il resto, è riduttivo e scientificamente sbagliato. Ma potrebbe essere politicamente utile se per intervenire su quello si intervenisse su tutto il resto, a cominciare dalla popolazione umana. Quelli che contano lo sanno benissimo, ecco perché non fanno e non faranno mai nulla.
Questo tormentone del farla finita con l’enfasi sul GW e occuparci di altre cose più importanti è una delle tante sindromi centrifughe dell’ecologismo (e forse della specie umana). E’, in parte, un esempio di sindrome del “my problem is bigger than yours”, in parte la necessità, che io non sento, di distinguersi da una presunto conformismo di massa e questo è il caso di Marisa per come la conosco. Qui siamo in campo prettamente scientifico, il conformismo va benissimo se il paradigma a cui si conforma ha buoni fondamenti sperimentali. In campo climatologico il GW ha ottimi fondamenti e costituisce un paradigma solidamente ancorato ad osservazioni e modelli. Il resto sono discorsi. Sarebbe come se durante la caduta dell’aereo il capitano comunicasse ai viaggiatori che è l’ora di finirla con tutto questa enfasi sulla forza di attrazione gravitazionale.
Ho scoperto di recente il compianto Hans Rosling.
I suoi grafici animati sono uno strumento meraviglioso per comprendere
fenomeni complessi.Nonostante ciò……………
Non mi sento di essere ottimista come lo é stato lui sul limite che raggiungerà la popolazione umana.
Non riesco proprio ad immaginare come dieci miliardi di umani potranno convivere degnamente su questa Terra per secoli, se non millenni a venire,
continuando a moltiplicare ogni genere di attività, che sono attualmente quasi tutte praticamente incompatibili con l’intera biosfera.
Per innumerevoli e ben fondate ragioni.
Vedo solo l’ipotetica e remota possibilità che l’umanità intera si trasformi in una globale comunità di contemplativi che lavorano il minimo necessario per mantenere l’equilibrio fra azione e contemplazione.Sopratutto se tutti quanti desiderano campare quel secolo abbondante di vita che in teoria sarebbe una prerogativa della nostra specie.
E forse anche in questo modo cinque ettari pro-capite di superficie planetaria
sono troppo pochi per sostenere secula seculorum una tale comunità.
Mi viene in mente la celebre frase di Enrico Fermi a proposito degli extraterrestri:”Dove sono tutti quanti ? ”
Che m’induce a chiedermi:”Ma come mai noi Terrestri siamo tutti qua ? ”
(Con tutto lo spazio a disposizione dell’universo conosciuto, oltretutto.)
Chissà se quelle torme di angeli che danzano sulle capocchie degli spilli, sanno
di noi che ci accapigliamo per prendere il posto limitato che quegli spilli hanno sulle loro punte.
Un saluto, Marco Sclarandis
5 ettari se cosideri anche deserti, alte montagne ecc. Se consideri solo il terreno agricolo, la media mondiale è circa 2.000 mq a cranio, in rapida diminuzione. La capicchia di spillo sta diventando stretta.
“Quando cominceremo a guardare in faccia la realtà?”
La realta’ e’ questa:
https://hdr.undp.org/en/data
… e per quel che riguarda la sostenibilita’…
https://hdr.undp.org/en/composite/Dashboard2
… poi si puo’ sempre, fantozzianamente, “remare contro” l’interesse della specie umana.
Finestre aperte da cui buttarsi non dovrebbero mancare, no?
Saluti.