L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ha comunicato che, causa tensioni internazionali che hanno provocato forti accelerazioni nella quotazione del petrolio, le bollette di luce e gas a partire dal 1° luglio subiranno un incremento rispettivamente del 6,5% e dell’8,2%.
Quando qualcuno ha condiviso la notizia su Facebook per accusare l’attuale governo (in realtà del tutto innocente su questa vicenda), un utente commentava stupito: “ma cosa c’entra il petrolio con gas ed elettricità?”. Nella sua ingenuità, si tratta di un’osservazione affatto stupida: il metano è ovviamente cosa diversa dal petrolio e, per quanto concerne la produzione di elettricità nostrana, i derivati dell’oro nero forniscono una quota minima, circa il 4,5% sul totale (dati più aggiornati del database online della IEA). Nel rapporto pubblicato sul sito Web di ARERA si legge inoltre che
…l’aumento per l’elettricità sarebbe stato più consistente in assenza dell’importante intervento di ‘scudo’ congiunturale attivato dall’Autorità tramite gli oneri di sistema, il cui valore complessivo per il 2018 è stimato in 14 miliardi di euro.
Implicitamente, ARERA ammette ciò che qualsiasi persona vagamente interessata ai limiti dello sviluppo conosce bene: essendo il petrolio la fonte energetica principale che alimenta l’economia mondiale, l’andamento del suo prezzo si ripercuote su quello delle altre commodity, energetiche e non. Ma quali voci compongono esattamente la bolletta elettrica italiana e per quanto incidono? Nel rapporto, ARERA fornisce un interessante quadro d’insieme per quanto concerne le forniture di energia elettrica dell’utente tipo domestico in regime di maggior tutela:
Che cosa si cela esattamente dietro la dicitura generica ‘oneri di sistema’? Nel suo ‘Atlante per il consumatore’, ARERA specifica così:
Sono gli importi fatturati per coprire i costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico, e che vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio elettrico. In particolare per:
messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale;
incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate;
copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario;
sostegno alla ricerca di sistema;
copertura del bonus elettrico (non viene pagato dai clienti cui è stato riconosciuto il bonus sociale);
copertura delle agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia;
integrazioni delle imprese elettriche minori e promozione efficienza energetica.
Di fatto, una quota pari a circa il 90% degli oneri viene impiegata per incentivare le fonti rinnovabili e ‘assimilate’:
Quanto denaro sostiene effettivamente le rinnovabili e quanto viene invece dirottato verso le ‘assimilate’? (a norma di legge, rientrano nella categoria impianti di cogenerazione, impianti che utilizzano calore di recupero, fumi di scarico ed altre forme di energia recuperabile in processi produttivi e in impianti, nonché gli impianti che utilizzano gli scarti di lavorazione e/o di processi e quelli che utilizzano fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minori isolati). Purtroppo, non è dato saperlo (almeno, io non ho trovato dati attendibili: se qualche lettore li conoscesse, sarei ben felice che li condividesse nei commenti). Fanno una certa impressione anche i 55 milioni di euro destinati alla ricerca, di per sé una miseria se paragonati alla cifra più di quattro volte superiore per agevolare il settore ferroviario.
Il rapporto presenta anche la composizione della spesa per la fornitura di gas naturale dell’utente tipo domestico servito in tutela.
A differenza di quanto avviene per l’elettricità, gli oneri di sistema sono ridotti, mentre la quota destinata alle imposte è quasi tripla.
Sintetizzando, questo breve esame del rapporto di ARERA ci permette di trarre qualche importante conclusione:
- il gas (e mica solo lui!) sta al petrolio come il barboncino al suo padrone;
- la materia prima rappresenta la principale voce di spesa, è ‘secondaria’ solo in certe leggende metropolitane (nonché in alcuni manuali di economia);
- le imposte gravano principalmente sul gas;
- pensando di incentivare le rinnovabili stiamo invece sostenendo le fossili per alcuni miliardi di euro;
- il riconteggio dei vitalizi dei parlamentari su base contributiva è sicuramente un provvedimento di giustizia sociale da appoggiare; l’entità del risparmio previsto (40 milioni di euro) non è particolarmente significativa viste le cifre in ballo nel settore energetico, tuttavia dedicarle allo sviluppo di una seria ricerca della sostenibilità potrebbe essere una buona idea.
Gli incentivi alle cosiddette “assimilate” dovrebbero essere ormai quasi azzerati, vedere qui il “famigerato” cip6, sono ormai passati circa 25 anni dalla loro introduzione, i contratti sono scaduti:
https://www.gse.it/contatore-fer-elettriche
Gia’ diversi anni fa erano ridotti a poche decine di milioni di euro: a suo tempo lo stesso sito presentava piu’ dati e con maggiore chiarezza, c’e’ sempre meno trasparenza.
Il grosso dell’incentivazione e’ al fotovoltaico (circa due terzi dei 14 miliardi complessivi), e a seguire eolico, idroelettrico, geotermico, biomasse.
La bolletta presa in esame, quella a “maggior tutela”, ha una tariffazione “progressiva”, il che serve ad assicurare ai consumatori un “prezzo politico” per la prima quota di consumo, che si suppone necessaria per tutti. E’ un legato della tradizionale politica di tariffazione italiana, che premiava i consumatori morigerati caricando maggiori oneri sugli “spreconi” e sui “ricchi”.
E’ un tipo di tariffazione che, in barba alla retorica pubblica sul risparmio, sta venendo eliminata, e se non erro doveva sparire gia’ a gennaio di quest’anno: l’eliminazione e’ stata stralciata all’ultimo momento dalla legge finanziaria solo in previsione dell’incazzatura che avrebbe provocato fra gli elettori delle ultime politiche…
Si vuole eliminarla perche’ il privilegio del “prezzo politico” sulla prima fascia di consumo viene scaricato sulle fasce piu’ alte e sui consumi delle attivita’ lavorative (non fanno vincere le elezioni), mentre l’obiettivo del momento e’ promuovere i grossi consumi elettrici (autotrazione e produzione di calore) al fine di ottenere lo switch all’elettrico, che e’ l’immenso business dei prossimi anni su cui contano i potentati economici (piccole lobby comprese), se la prossima crisi finanziaria, il probabile “big one”, non si mettera’ di traverso.
Dubito fortemente che il prezzo della “materia energia” costituisca ben il 50 per cento della bolletta come mostrato nell’immagine, basta un banalissimo calcolo a spanne: l’energia, il cui prezzo e’ fissato dalla borsa elettrica in virtu’ della basilare legge economica della domanda e dell’offerta, e’ visibile a tutti in tempo reale sul sito del gme.it “mercato elettrico”, e non costa quasi nulla, negli ultimi anni ha oscillato fra i 4 e gli 8 centesimi a kwh: significherebbero da 2 a 4 euro per un consumo tipo il mio di 50 kwh mensili, mentre la bolletta tipo che mi arriva e’ da 15, pur in “maggior tutela” che piu’ maggior tutela non si puo’… se e’ una maggior tutela, e’ alla rovescia, qualcosa non quadra.
In ogni caso dividendo 15 per 50 si vede un prezzo medio di 30 cents per KWh, mentre su una bolletta “normale” il prezzo arriva a 50 cents. 10 volte il puro prezzo dell’energia alla borsa elettrica! Questa e’ la tariffazione progressiva.
Con la pluralita’ dei fornitori elettrici si e’ poi creata la necessita’ di separare la rete (terna, ex monopolio enel) dai fornitori di energia: il risultato spiacevole di questa separazione e’ che, oltre all’aggiunta dei cosiddetti “oneri di rete” che hanno cominciato a lievitare per conto loro e che in media rappresentano ormai un terzo della bolletta normale (un altro terzo e’ di tasse), la tendenza e’ a scaricare tali oneri di rete sotto forma di costi fissi uguali per ogni tipologia di consumatore, a prescindere dal consumo: questo sempre per favorire i consumi alti, che e’ la priorita’ delle nostre economie qualsiasi frottola ci raccontino e ci raccontiamo noi stessi (lo vedete da voi come venga MOLTO piu’ pompato lo switch all’elettrico che il risparmio e l’eliminazione del consumo inutile anche da molti pseudo-ecologisti sostenitori di tali politiche, che hanno capito molto meglio di noi ingenui come gira il mondo).
C’e’ da dire infine che il cosiddetto “mercato elettrico” e’ tale solo per modo di dire, dato che e’ completamente falsato dalle incentivazioni, in quanto circa la meta’ della produzione, fra cui quella fotovoltaica, e’ fuori mercato in quanto la sua immissione in rete, cioe’ il suo acquisto da parte del gestore della rete, e’ prioritario e obbligatorio per legge da parte del gestore elettrico: gli altri produttori, quelli che devono fare i salti mortali per riempire i buchi e coprire i picchi, si scannano per le briciole, da cui i fallimenti degli ultimi anni, alla fine coperti comunque dalla tassazione generale, che costituisce ulteriore costo nascosto per la collettivita’. A voler fare veramente il conto completo delle esternalita’ negative, ce ne sarebbe da dire… e non si finisce piu’.
Senza questo obbligo di acquisto del legge delle rinnovabili, specie del fotovoltaico, nessuno lo comprerebbe se non ad una frazione minima del normale prezzo di mercato: chi sarebbe cosi’ scemo da comprare qualcosa il cui prezzo e la disponibilita’ sono decise dal ghiribizzo del produttore, se potesse scegliere liberamente? (quasi tutto il prezzo del fotovoltaico e’ rappresentato dall’incentivo, da 5 a 10 volte il prezzo medio dell’energia, la disponibilita’ e’ quanto di piu’ aleatorio, e specie nell’uso domestico ma non solo, ce n’e’ di piu’ quando ne serve di meno, di giorno e d’estate…).